Mastoplastica additiva
Aumento volumetrico del seno
La mastoplastica additiva è definibile come aumento volumetrico del seno, si effettua attraverso l'inserimento di protesi al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo gran pettorale, a seconda dell'indicazione chirurgica posta dal chirurgo plastico e del caso in esame. Gli impianti mammari sono costituiti da silicone che riveste la superficie esterna di norma testurizzata (cioè con micro-rugosità della parete) e gel di silicone coesivo, che impedisce la migrazione del silicone nei rari casi di rottura dell'impianto.
Gli impianti mammari possono avere una forma rotonda oppure "a goccia" nei casi si utilizzino impianti anatomici. E' il chirurgo che sceglie quale tipo di impianto utilizzare in base alla struttura fisica della paziente e dei suoi desideri.
Le incisioni di accesso per inserire le protesi possono essere collocate lungo l'areola (incisione emiperiareolare), lungo il solco sottomammario e nel bordo ascellare.
Nessuna incisione è a priori preferibile rispetto all'altra, la mastoplastica additiva è un intervento che richiede una certa personalizzazione e il tipo di incisione, come il tipo di protesi da utilizzare va scelto in base alle caratteristiche della paziente.
L'intervento dura 1-2 ore, non è particolarmente doloroso se la protesi viene inserita nel piano retro ghiandolare, mentre esiste la possibilità di avere un certo indolenzimento nei tre giorni post-operatori quando la protesi è allocata dietro il muscolo pettorale.
Si esegue in anestesia generale ed è consigliato il ricovero di un giorno. La paziente viene dimessa con un apposita medicazione compressiva ed un reggiseno contenitivo che deve essere portato per almeno due settimane. Le normali attività possono essere riprese dopo due-tre giorni. E' raccomandata l'astensione dall'attività sportiva per circa un mese. Il risultato è stabile e duraturo.
La mastoplastica additiva con protesi in poliuretano
La mastoplastica additiva è l’intervento di chirurgia estetica più richiesto ed eseguito in Italia.
I risultati di un intervento di mastoplastica additiva, secondo il Dott. Nicola Monni, dipendono da una moltitudine di fattori che comprendono: le condizioni preoperatorie della paziente, la corretta pianificazione preoperatoria della stessa (fase questa che include una serie complessa di passaggi decisionali da parte del chirurgo e della paziente) ed una scrupolosa esecuzione da parte dello specialista.
Il tasso di soddisfazione, secondo il Dott. Monni,risulta molto elevato sia nel breve che nel lungo periodo se l’intervento di mastoplastica è eseguito in modo corretto.
La maggior parte delle procedure di revisione previste per la mastoplastica additiva, il cosidetto “tagliando”, vengono eseguite tipicamente dopo un periodo di tempo compreso tra i 5 ed i 10 anni e contrariamente a ciò che a volte si pensa non sono legate allo “scadere”degli impianti ma ad un fenomeno noto come contrattura capsulare che riguarda il 15-20% delle protesi impiantate.
“Tale complicazione, chiarisce il Dott. Monni, si manifesta come un progressivo indurimento della mammella con dolore spontaneo nelle situazioni più avanzate, richiede la rimozione in blocco degli impianti inseriti e quando possibile della capsula periprotesica e la sostituzione con nuovi impianti”.
Gli impianti in poliuretano hanno un tasso di contrattura capsularedecisamente inferiore (1,6% a 15 anni negli ultimi studi) e sono quindi particolarmente indicati in tutti i casi di chirurgia mammaria secondaria con sostituzione impianti.
“In aggiunta personalmente utilizzo queste protesi in tutti i casi in cui sia necessario inserire impianti anatomici in pazienti magre e sportive – afferma il Dott. Monni -in quanto la non rotazione degli stessi è una garanzia di stabilità di risultato nel tempo”.
In conclusione gli impianti in poliuretano offrono un risultato stabile e duraturo nel tempo, esente dai fenomeni di rotazione dell’impianto osservabili con altri tipi di superficie e con un tasso di contrattura capsulare notoriamente inferiore.
Per questo motivo, secondo il Dott. Monni,questa tipologia di protesi dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i casi di mastoplastica secondaria o primaria con impianti anatomici.
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